Vite maledette
Cinque autobiografie apocrife di “artisti maledetti, geni della musica e della pittura, ma privi del dono di saper vivere”.
Irregolari della vita, depressi, folli, assassini, assassinati.
Gesualdo da Venosa ( 1566-1613). Principe dei musici, genio musicale senza tempo, assassino della moglie fedifraga e del suo amante, perseguitato dal rimorso.
Michelangelo Merisi, il Caravaggio (1573-1610). Uomo incolto ma pittore sommo; rissoso, assassino, ma un genio.
Alessandro Stradella, “il Caravaggio della musica” (1643-1682). Donnaiolo impenitente, “L’Orfeo assassinato” da sicari per vendetta.
Amedeo Modigliani (1884-1920). “Artista romantico e maledetto”, principe della bohème, corteggiatissimo, morto drogato.
Antonio Ligabue (1899-1965). “Al matt”, il matto; folle genio da naif a espressionista tragico; una vita pazza, tra manicomi e capolavori di pittura.
Cinquecento anni di storia, di arte italiana, vissuti in prima persona.
Irregolari della vita, si raccontano, cominciando dall’episodio chiave della loro esistenza: assassinii, risse, fughe, amori, morti tragiche.
Come scrive Andrea Tarabbia, premio Campiello 2019, autore della prefazione:
“Vissuti male, morti peggio; scrivono la propria vita oltre la vita. Non c’è quasi nulla di più straordinario, e di più letterario, di questo."